Airbag-il pallone salva vita

Il palloncino salvavita

Era il 31 agosto 1990 quando per la prima volta si discuteva di un’innovazione in termini di sicurezza di un nuovo componente inserito in auto e conosciuto per passaparola come “il pallone gonfiato”, oggigiorno definito “airbag”.

Ne parlò il giornalista Giuliano Mangano sul periodico “Corriere Motori”, analizzando quello che era lo stato di avanzamento nel nostro Paese al tempo della sua prima commercializzazione negli Stati Uniti.

ARTICOLO – MOTORI CORRIERE

L’autore spiegò come in realtà le prime sperimentazioni su tale componente risalissero a quasi 50 anni prima, in particolare a metà del XX secolo, quando l’inventore Allen K. Breed mise a punto un sensore capace di gonfiare istantaneamente un cuscino “salvavita” a seguito di un forte impatto e una rapida decelerazione dell’auto. Tale dispositivo fu integrato per la prima volta nelle auto verso la fine degli anni 60’ da parte di alcune case americane e poi successivamente da case automobilistiche tedesche, quali Mercedes, Bmw e Audi.

Insieme alle cinture di sicurezza, l’airbag rappresentava al tempo “quanto di meglio l’uomo abbia saputo inventare in termini di sicurezza passiva” prosegue Mangano. Restava però aperta la questione su una sua possibile utilità negli scontri laterali, un tema questo che verrà ripreso alla fine di questo articolo.

 

In una seconda sezione, l’autore analizzò invece la motivazione principale per la quale l’airbag risultasse ancora poco diffuso in Italia. Nonostante l’eccellente performance dell’industria a livello nazionale, l’introduzione di tale dispositivo di sicurezza non era ancora ammissibile per legge. In particolare, il nostro Paese si trovava al quinto posto nel mondo nel 1989, con una produzione di oltre 2 milioni di vetture, 1.365 milioni delle quali vendute in Italia.  La motivazione di tale divieto risiedeva nella componente pirotecnica contenuta nel dispositivo, e per la quale, secondo l’articolo 55 del Testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza (Regio decreto 18 giugno 1931, numero 733), “… è vietato vendere o, in qualsiasi altro modo, cedere materie esplodenti di qualsiasi genere a privati che non siano muniti di permesso di porto d’armi ovvero di nulla osta rilasciato dal questore…”.

Questa situazione di incertezza, e in particolare l’articolo 55 nello specifico, frenò diversi produttori tra cui la storica Fiat, mentre per altre case automobilistiche gli ostacoli erano rappresentati da altre leggi (come da articoli 18 e 28 della legge 18 aprile 1975 numero 110 “Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi”). Diverse case automobilistiche come Fiat, Lancia, Alfa, Audi e altre, insieme all’Unrae (Unione dei distributori italiani di auto estere) e ad uno dei maggiori costruttori italiani di sistemi di sicurezza, si dimostrarono perplessi di fronte alla poca chiarezza della legge italiana in materia.

Come risultato, posizioni differenti furono assunte dai produttori e alcune case automobilistiche, in primo piano Mercedes e Volvo, decisero di commercializzare l’airbag a scapito di una legislazione ancora immatura sull’utilizzo di tale dispositivo, pur perseguendo tale attività su un limitato numero di vetture.

 

Una prima indicazione specifica sul suo utilizzo fu pubblicata nella gazzetta ufficiale del marzo 1989 a seguito di una comunicazione da parte del ministero dell’Interno. La carica esplosiva contenuta nell’airbag ottenne così un primo riconoscimento ufficiale, subordinato al fatto che tale quantità ed i relativi inneschi venissero importati e utilizzati senza alcuna manomissione.

 

PRODUZIONE DI DISPOSITIVI DI SICUREZZA IN CLERPREM

La storia di Clerprem trova in questo articolo un collegamento quanto più vero e storicamente legato alla storia del nostro Paese. L’azienda è infatti impegnata da ormai qualche anno nella produzione di Sidebolster, un dispositivo che riveste gli airbag posizionati ai lati dei sedili posteriori.

Il prodotto finale è costituito, appunto, da un riporto laterale che viene inserito tra il sedile del passeggero e il lato dello sportello posteriore dell’auto. Al suo interno questo componente riporta un airbag, che in caso di forti urti negli scontri laterali, si gonfia e protegge il passeggero.

I primi progetti, entrati in produzione nel primo semestre del 2019, sono stati realizzati per Skoda e Volkswagen. L’introduzione di tali componenti nel nostro ciclo produttivo è stata dettata dall’implementazione simultanea di tutte le norme e le specifiche richieste per i dispositivi di sicurezza. Ad esempio, sono state implementate attività quali la normazione dello stoccaggio a magazzino (per il trattamento di materiali infiammabili ed esplosivi), l’adeguamento delle aree di produzione (con l’adozione di misure di sicurezza per gli operatori con DPI specifici e pavimentazioni adatte a non trasmettere scariche elettrostatiche) e la gestione della produzione con implicazioni riguardanti la sicurezza e la tracciabilità di ogni singolo componente. A completamento di tale processo di adeguamento, è stata installata una camera di scoppio per testare, a cadenza regolare, la corretta funzionalità e affidabilità dei prodotti.

I moduli airbag, ovvero l’elemento che contiene il sacchetto e la carica esplosiva per il gonfiaggio, sono articoli che attualmente vengono importati. In questo caso, l’indicazione di quale prodotto utilizzare viene deciso dalla casa madre, che nel caso di Clerprem, richiede che questi moduli provengano da due fornitori facenti parte della zona EU. Fra i maggiori produttori internazionali vi riportiamo qui ZF, iSi, Autoliv e Joyson Safety System.

La produzione attuale, come è stato detto, è specializzata in articoli destinati ai riporti laterali dei divani posteriori, ma non si esclude in futuro la possibilità di espandere la linea di produzione ad altre sezioni dell’abitacolo.

Bibliografia 

Mangano, G. (1990, 31 agosto). Il pallone gonfiato salverà 7000 vite. Supplemento settimanale di auto moto e nautica del Corriere della Sera, (Anno 2, numero 33), 8-9.

Con il contributo di Fontana Daniele (Ufficio Quality Laboratory Department presso Clerprem) e Davide Allegro (Ufficio Tecnico presso Clerprem